Viviamo certamente qualcosa di mai visto. Mai viste sono le circostanze di malattia insieme a quelle sociali abbinate alla diffusione del virus; mai viste le condizioni di eccezionale diffusione delle notizie tra i popoli ed eccezionale è l’evidenza con cui si espongono le differenze tra i paesi nelle aree geografiche del pianeta.
Siamo davanti a un evento unico, che ha messo in evidenza i vari comportamenti in cui ogni popolo mette in atto la propria strategia, esprimendo le caratteristiche che gli sono affini.
Si tratta di un’occasione per vedere chiaramente come vengono ridimensionate condizioni che parevano irrinunciabili, ora ridotte al loro valore reale, mostrando la loro vera rilevanza. In questo momento hanno inevitabilmente valore le competenze, non le parole vuote.
Meglio di prima si vede come l’uomo si sia spinto a stravolgere il proprio sistema ecologico, sovraccaricandolo di sostanze necessarie ad un consumismo sfrenato, scarti di una solitudine colmata da una folla fitta in cui ognuno è lontano da chiunque, chiuso in sé stesso, inetto in un’assenza da cui decide ogni giorno di scappare.
Senza venirlo mai a sapere fugge dal turbine di paure e solitudini che colma con i desideri, cercando un’identità nei miti delle passioni leggere come l’aria nel ciuffo dello zucchero filato.
Aria, solo aria in mezzo allo zucchero gonfio e colorato. Vaporoso e vivace, ma inconsistente.
Siamo davanti ha un aspetto sociale ed individuale probabilmente irripetibile: dobbiamo cogliere l’occasione per capire qualcosa da tutto questo in cui ogni parte della realtà appare lontana da quello che accadeva solo tre mesi prima.
Tutto è talmente rilevante da costituire una totale novità, da cui comprendere qualcosa che dobbiamo osservare, sebbene in ritardo.
Viene esposta in questa giostra una straordinaria quantità di differenze tra i popoli ed in essi tra gli individui: in ogni fase storica di pericolo affiorano le verità più profonde degli esseri. Nei momenti di pericolo le reazioni degli uomini sono acute ed autentiche, al punto che tornano facili da capire. Questo non vale solo per la malattia trasmessa dal virus, ma per ogni difficoltà: maggiore è il rischio, più ognuno esprime sé stesso, senza potersi nascondere dietro nessun ragionamento, nessuna maschera sociale. Come se d’improvviso scomparisse il velo che ne nasconde le debolezze ed affiorasse la sua reale natura.
Istintivamente, l’essere umano è attento alla propria materialità, ad una forma di consumismo emotivo che lo porta a pretendere la soddisfazione dei propri desideri prima di ogni altro aspetto vitale. Tutto questo ha creato lo stesso consumismo economico che oggi appare inutile, ha stravolto la politica, la scienza, gli obbiettivi di intere generazioni fino ad oggi; ha promosso la capacità di non vedere quello che davvero conta nell’uomo: il suo pensiero autentico.
Oggi più che mai appare chiaro come si sia data una importanza non necessaria a troppe cose che non possono averne. Subito dopo questa dilagata epidemia, dobbiamo fuggire dal bisogno di nascondere la paura dietro gli oggetti inutili della vita. Dobbiamo imparare a riconoscere la falsità. Da questo dobbiamo fuggire!
Ci siamo deresponsabilizzati. Non abbiamo più sentito questo pianeta come qualcosa che ci appartiene. Forse non è questo che ha prodotto direttamente il virus, ma tramite questo ci siamo illusi di essere eterni, anziché temporanei, in questa esistenza che ci illudiamo di non immaginare (biologicamente) finita.
Siamo così attenti a procurarci emozioni momentanee che difficilmente riusciamo a renderci conto di quello che sarebbe veramente importante ed opportuno vedere.
Di questo mondo non ci si sente custodi ma semplicemente utilizzatori. Si attende la vita senza volerla guardare, nel vapore dello zucchero filato che si tiene in mano, in un luna park sempre più distante dalla realtà che sta dentro ognuno.