Il prossimo periodo di difficoltà legato alla diffusione del virus COVID-19 non sarà brevissimo. Dobbiamo renderci assolutamente conto che anziché pensare che qualcosa ci mancherà, questa è la dimensione più vicino a quella umana.
Le corse, i grandi obiettivi che ci prefissiamo continuamente, non costituiscono la dimensione che ci appartiene. Siamo “semplicemente” molto allenati; questa società è caparbiamente allenata a fare tutti a velocità inumana, in un andamento che non ci appartiene. L’uomo non vive adeguatamente in questa dimensione, e proprio adesso siamo in grado di rendersene conto con maggiore facilità.
Nella situazione di “quarantena” in cui ci troviamo è inutile portarsi ad immaginare che stiamo perdendo qualcosa… tuttavia la tendenza, purtroppo, è questa.
Non dobbiamo pensare a cosa avrei potuto fare in questo momento se non ci fosse questa pandemia; ciò che possiamo fare è capire anticipatamente che per il prossimo periodo non ci sarà possibilità di fare quello che ci è consueto. È necessario imparare a non pretendere da sé stessi di “fare” o di “andare a fare“, dal momento che non sarà possibile. Collocandosi in questa dimensione tutto cambia aspetto.
Intanto ci si rende conto che i rapporti interpersonali che non hanno una valenza la velocità necessaria cambiano totalmente; cambia anche la circostanza di pretesa: si pretende da sé stessi quello che si può dare e cioè meno de solito.
Il prossimo periodo sarà caratterizzato da una sostanziale inefficacia professionale, sociale, se si considera efficacia tutta la velocità di vita a cui siamo abituati.
È dura da metabolizzare ma è così…non dobbiamo pensare quindi che sia un tempo perso, vanificato, evaporato in quello che avremmo potuto compiere sbagliamo strada…in questo periodo avremo un rendimento minore, ma non possiamo pretendere quello che senza saperlo abbiamo sempre preteso.
Pochi anni fa abbiamo avuto la minaccia dell’ISIS, c’erano le bombe e gli attentati; nel 2001 l’11 settembre ha scosso e cambiato per sempre il mondo…dobbiamo renderci conto che la globalizzazione e la conoscenza simultanea di quello che sta accadendo ci metterà sempre di fronte a quello che succede nel mondo.
L’uomo non può continuare a rincorrere un capitalismo-chimera, non può farlo perché non è questa la sua dimensione.
Dobbiamo renderci conto che possiamo guardare con occhi diversi quello che abbiamo sempre avuto intorno, famiglia, moglie, figli, affetti…guardiamo questo perché adesso non “possiamo uscire”.
Se c’è merito che avrà questo periodo nefasto e pesante per tutti noi se non quello che ci porterà a riscoprire qualcosa che riguarda la nostra dimensione più umana, ed egualitaria: quando c’è un pericolo indiscriminato esso è uguale per tutti. Ha l’effetto di normalizzare una folla umana che altrimenti è costretta ad abbracciare un materialismo che ritiene necessario.
Adesso siamo, saremo costretti, a renderci conto di quanto siamo uguali l’un l’altro.
estratto di un’intervista rilascia per Giustizia Caffè (https://giustiziacaffe.it/paura-ansia-e-stress-da-contagio-e-da-quarantena-ecco-come-gestirle/)